mercoledì 22 maggio 2013

QUALE PSICOTERAPIA PER IL DISTURBO BIPOLARE ?

La psicoterapia viene consigliata spesso come terapia aggiuntiva a quella farmacologica in pazienti affetti da disturbo bipolare, tuttavia è ancora poco chiaro quale sia il tipo d’intervento psicologico più efficace in funzione della fase nella quale il paziente bipolare di volta in volta può trovarsi (depressione, eccitazione, stabilità del tono affettivo).
Al fine di chiarire tale problematica Miklovitz (2008) ha effettuato una revisione della letteratura passando in rassegna alcuni studi incentrati sull’impiego della psicoterapia quale terapia aggiuntiva a quella farmacologica in pazienti affetti da malattia maniaco-depressiva; più in particolare, sono stati presi in considerazione 18 studi basati sull’impiego della “psicoeducazione”, della “terapia familiare” e di quelle “interpersonale” e “cognitivo-comportamentale”. Le misure adottate per valutare il decorso comprendevano variabili quali il momento della guarigione, la ricorrenza, la durata degli episodi, la gravità dei sintomi ed il funzionamento psicosociale del paziente.
Dalla tale rassegna è emerso che le terapie “familiare” ed “interpersonale” appaiono maggiormente efficaci nel prevenire le ricorrenze di malattia qualora iniziate subito dopo un episodio acuto; al contrario, la terapia “cognitivo-comportamentale” e la “psicoeducazione” appaiono essere più efficaci quando incominciate durante il periodo di remissione della sintomatologia (stabilità dell’umore).

I trattamenti psicoterapici che si focalizzano prevalentemente sull’aderenza al trattamento farmacologico e sul riconoscimento precoce della comparsa di nuovi episodi di malattia sono apparsi più efficaci nel prevenire le fasi espansive del disturbo bipolare invece, i trattamenti basati su strategie cognitive ed interpersonali, hanno mostrato una maggiore efficacia nel prevenire la comparsa di manifestazioni di polarità depressiva

Tratto da: Adjunctive Psychotherapy for Bipolar Disorder: State of the Evidence. Miklowitz DJ, American Journal of Psychiatry Settembre 2008.

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