" (...)Diversamente la parola trova il suo senso solo grazie alla risposta dell'Altro, solo attraverso la risposta dell'ascolto dell'Altro. Possiamo evocare come testimone di questa verità l'ultima paziente di Freud, morta, a una veneranda età, solo qualche anno fa. In una intervista ha raccontato come fu guarita da Freud in una sola seduta. Quando incontrò Freud nel suo esilio londinese era una giovane adolescente in difficoltà. Il giornalista che la intervista, alla ricerca del miracolo taumaturgico, le chiede come fu possibile essere stata guarita in una sola seduta. Voleva sapere quale tecnica suggestiva irresistibile fosse stata utilizzata dal mago Freud. Più sobriamente l'ex paziente racconta come si recò dal padre della psicoanalisi in compagnia di sua madre e come egli le ricevette insieme facendole accomodare amabilmente nel suo studio. Poi chiese alla ragazza le ragioni dei suoi malesseri. A quel punto però la madre prese la parola rispondendo al posto della figlia. Freud allora intervenne risolutamente, con tutta la sua autorevolezza, per restituire la parola alla figlia. In seguito fece uscire la madre e si mise ad ascoltare con attenzione la parola della ragazza.
"Allora", incalza testardamente il giornalista, "cosa la guarì?".
"Quello che mi ha guarito", commenta l'ex paziente, "è una cosa semplice; è essermi sentita ascoltata per la prima volta. Ecco cosa mi ha guarita, aver ricevuto la mia parola!"
(...)È solo il silenzio che consegna valore alla parola del soggetto attivando la dialettica del riconoscimento. Il compito primo dell'analista è quello di "custodire il silenzio"."
[Massimo Recalcati - Ritratti del desiderio]
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