La depressione si configura come un singolare stato d'animo
che costringe la persona in una condizione di prigionia emotiva e di
allontanamento dal mondo. La "prigione" è data dall'individuo stesso,
dal suo mondo interno che lo inghiottisce ogni giorno di più, dalle tenebre
dentro le quali precipita accompagnato solo dalla spiacevole sensazione di non
poter più fare ritorno. Non c'è nulla, ma proprio nulla, nella realtà esterna
che possa sollecitare l'interesse del depresso, men che mai accendere un barlume
di progettualità. Quando sentiamo parlare della cosiddetta "mancanza di
interessi" che caratterizzerebbe le persone depresse, non facciamo altro
che confrontarci con un banalissimo luogo comune, un buffo eufemismo che riesce
a spostare l'attenzione solo sulla punta dell'iceberg. La depressione distrugge
gli interessi della persona, li sgretola fino al punto di farli diventare
finissima sabbia. E per quanti sforzi l'individuo compia, per quanto impegno
possa metterci, per quanto aiuto possa ricevere, i suoi granitici interessi e
le sue solide attività sono ora solo sabbia che sfugge tra le sue dita. Uno
stato depressivo non lascia spazio alla forza d'animo, alle motivazioni, alla
capacità di progettare. In questa cupa sensazione di disperato abbandono l'unico
"desiderio" che è possibile avvertire è che l'incubo finisca il prima
possibile. E per un buffo scherzo del destino è il depresso stesso a
procrastinare sempre più il risveglio dall'incubo: dormendo quasi tutto il
giorno — oppure aspettando con ansia di poterlo fare — la persona depressa si
arrende supina alla letargia della sua vita. Eppure, sebbene possa sembrare
paradossale, soprattutto quando sopraggiunge una depressione profonda è il caso
di dire "non tutti i mali vengono per nuocere". Lo stato di grave
prostrazione e l'abbattimento che si vengono così a creare, infatti,
costringono gioco-forza l'individuo a confrontarsi con gli aspetti più oscuri,
segreti e imprevedibili della sua personalità. Sprofondando fino negli abissi
dell'anima, prima o poi giunge il momento in cui "si tocca il fondo".
Gli elementi che permettono di comprendere di aver "toccato il fondo"
variano da persona a persona, ma in genere è la consapevolezza di aver
calpestato se stessi, di essersi lasciati risucchiare da una condizione di
degrado personale e psicologico, a far si che il depresso si senta percorso da
un brivido raggelante. E questo un breve ma preziosissimo momento, in cui una
flebile luce rischiara per qualche istante il buio in cui si è immersi. Sono
attimi da prendere al volo, in cui si deve decidere rapidamente se distendersi
su quel fondale attendendo la morte dell'anima o, viceversa, se trasformare
quello stesso fondale in una piattaforma di lancio da cui ripartire ed
emergere. Soltanto chi avrà vissuto sulla propria pelle l'avventura spaventosa
e affascinante di un viaggio nei sotterranei della propria anima potrà capire
questo discorso, tutti gli altri dovranno accontentarsi di assistere increduli
alle evoluzioni della psiche altrui. Un aspetto veramente interessante della
depressione è dato dallo sfacciato contrasto tra la sterilità di giorni
trascorsi come creature prigioniere della propria vita, e la grande fertilità
del momento in cui si decide di ricominciare a vivere. In quel momento,
infatti, l'individuo porta sulle proprie spalle un pesante carico: si tratta di
tutte le esperienze psicologiche e delle riflessioni generate dalla depressione
stessa. Che non sono una zavorra, ma un prezioso bagaglio che l'individuo potrà
decidere di mettere a frutto. Da una depressione non si emerge mai come si era
prima di sprofondarvi, la depressione è soprattutto metamorfosi e, spesso,
arricchimento interiore. La sofferenza dell'anima e la depressione, che di essa
costituisce uno dei più "illustri" rappresentanti, divengono spesso
scintille da cui divampa un vero incendio creativo, o la volontà di occuparsi
di rinnovati interessi.
A. Carotenuto, Il Fondamento della Personalità.
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